Il Segreto di Villa Camilla

Mi intrigano le storie in cui il surreale entra in qualche modo nel reale e lo condiziona. Storie piene di mistero, che nascondono enigmi da decifrare, storie in cui ciò che sembra spesso è il contrario di ciò che è nella realtà, storie piene di suspense, dove la sorpresa è dietro l’angolo e ti lascia a bocca aperta.

Il segreto di Villa Camilla è una di queste.

La protagonista è Samantha, un’adolescente piena di paure e insicurezze che per seguire suo padre in un viaggio di lavoro, si trova a passare l’estate in un’antica villa sulle colline di Siena, insieme ai genitori e a suo fratello. In questi luoghi lontani dal caos della città, tra soffitte polverose, specchi d’acqua inquietanti e filari di viti, Sam scoprirà che la villa custodisce un terribile segreto e si troverà di fonte ai suoi incubi più spaventosi. Il fantasma di un bambino che aleggia inquieto tra quelle antiche mura, un misterioso assassino e una creatura selvaggia che la spaventeranno a morte. Ma Sam non è sola ad affrontare le sue paure, c’è il fratello al suo fianco e ci sono dei nuovi amici. Tutti insieme avranno le forze e il coraggio sufficienti a dare luce a quel segreto e svelarne dopo tanti anni il mistero.

Perché a volte la verità si nasconde dietro un velo molto sottile.

Incipit

Capitolo 1

La station wagon su cui viaggiava la famiglia Corradi sobbalzò più volte, si udì un vivace scoppiettio, poi un lungo sibilo, quindi il silenzio assoluto. Si era fermata.
Sam trattenne il fiato, sperando che succedesse qualcosa, ma non successe niente: l’auto non dava alcun segno di vita, li aveva abbandonati.
“Maledizione! – sbuffò suo padre – E’ proprio andata! Il quadro dell’accensione è fuori uso, non c’è verso di farla ripartire!”
La mamma scrutò la strada. “Siamo lontani da qualsiasi centro abitato, tra non molto sarà buio, cosa possiamo fare?”
“Non abbiamo scelta. Chiamo il soccorso stradale.”
Samantha sospirò. Si era avverato uno dei suoi peggiori incubi: rimanere bloccata con l’auto in panne in una strada isolata. Ancora peggio sarebbe stato rimanere bloccata di notte, col buio che moltiplicava le sue paure e acuiva il suo udito, rendendo le sue orecchie simili a vigili sentinelle, pronte a cogliere anche il più piccolo rumore in un raggio piuttosto vasto. Più in alto, nella scala delle sue fobie, c’era solo quella di ritrovarsi in un tunnel senza uscita con un mostro che la inseguiva.

“Lo sapevo che questa vacanza sarebbe stata un disastro! – piagnucolò – Ve lo dicevo io che avrei preferito rimanere dai nonni!”
Più che una vacanza quello era un soggiorno obbligato. Suo padre, il professor Fabrizio Corradi, era un ricercatore universitario e qualche settimana prima aveva comunicato a moglie e figli di dover partecipare ad una convegno internazionale presso l’università di Siena, della durata di due settimane.
“Non posso rinunciarvi! –  aveva detto infervorato – Vi parteciperanno scienziati da tutto il mondo, è un’ottima possibilità per farmi conoscere dal professor Loudmille, un luminare nel campo della ricerca scientifica. Pensa, Emma, – aveva aggiunto rivolgendosi alla moglie – forse potrei parlargli di quella mia teoria… quella su cui stavo lavorando..” Si era alzato e aveva misurato a grandi passi la stanza. “Ma sì, forse potrebbe essere l’occasione della mia vita, quella che aspettavo da sempre!”
Emma Corradi lo aveva guardato adorante. “Certo, tesoro, questa potrebbe essere la volta giusta. Non lasciartela scappare: quando la fortuna ci passa accanto bisogna essere pronti ad afferrarla!”
Sam e suo fratello Luca avevano già previsto la sua risposta.
Sapevano che la mamma raramente era in disaccordo con il papà; tranne che per piccole incomprensioni, non li avevano mai sentiti litigare sul serio. Nei casi peggiori, lui metteva il muso e sprofondava in poltrona, facendo finta di leggere e lei dava inizio alla congiura del silenzio. Potevano andare avanti per ore, fino a quando i nervi di ambedue cedevano, e allora il padre cominciava a gironzolarle intorno, con le motivazioni più improbabili, mentre alla mamma iniziava a tremare il labbro inferiore, sempre più vistosamente. Quando si giungeva al tremolio del labbro inferiore significava che la pace era prossima: a quel punto di solito lui le diceva qualcosa in un orecchio e faceva appena in tempo ad abbracciarla, che veniva investito da un torrente di lacrime. Questo in casa Corradi era il massimo del litigio, ben altra cosa erano invece le vere e proprie tempeste che si scatenavano al piano di sopra.
I loro vicini non amavano molto le maniere dolci. Un tono di voce un po’ più alto rappresentava il segnale di inizio delle ostilità e dopo un po’ scoppiava la guerra. Porte che sbattevano, oggetti che volavano per aria, per poi infrangersi fragorosamente sul pavimento, improperi urlati a squarciagola e un pianto disperato, spesso collettivo, che di solito indicava la fine del conflitto.
Il tutto aveva una durata che oscillava tra i trenta e i quaranta minuti. Qualche volta c’erano anche delle noiose appendici: arrivava la polizia, chiamata da qualche inquilino esasperato, e allora era un continuo sali e scendi di gente curiosa e ficcanaso che voleva sapere, vedere, sentire come andava a finire, per poter essere in prima fila, qualora qualcuno venisse portato via in manette. In realtà, questo non era mai accaduto e tutto si era risolto sempre in un nulla di fatto: tempo qualche giorno, a volte una settimana, e i piatti ricominciavano a volare.
“Verrete tutti con me! – aveva sentenziato il professor Corradi – Approfitteremo della fine dell’anno scolastico, prenderemo in affitto una villa in collina e trascorreremo lì anche le nostre vacanze.”
“Vacanze in collina? Ma.. papà! Sarà una noia mortale! – aveva protestato Luca.
“Io non vengo! – aveva annunciato decisa  Samantha – Andrò a stare dai nonni!”